Claudio Bellini
1° classificato
La rotta degli aquiloni
Scoprirai che vivere
a volte è più crudele di morire,
tu che hai ripreso la vita per i capelli
il giorno dopo che sei sbocciato.
Capirai che il tempo è il nostro eterno padrone
e spesso quello che ci regala
è soltanto un canto di cicale
che si spegne con l’estate.
Scoprirai quanto sia importante
una parola detta con l’anima appoggiata sul cuore,
potranno anche deriderti, ma tu non t’inchinare.
Avrai attimi da incorniciare al muro
e giorni da cancellare nel vento,
ma non scacciare mai la speranza,
lei è sempre più forte del nostro umano tormento.
Ti insegnerò ad amare sempre
anche oltre le apparenze,
ad essere giusto anche quando la notte
ti impedirà di sognare.
Ti insegnerò che per essere uomini veri
non basta essere persone,
ma bisogna inventarsi ogni giorno nel cielo
la rotta degli aquiloni.
Gabriella Cantoni Bravi
2° classificata
Solitudine
Solitudine, io ti ho sempre a portata di mano.
Ti tengo e non ti presto. Non ti scopro, né ti svelo
per non dividerti con altri o farti riconoscere da alcuno,
quando sei nella mia vita.
Io voglio che tu resti solo mia perché mi servi per leggere
quel che dentro la mia anima si smuove.
Parlami sempre, non rimanere nodo scuro alla gola.
Sussurrami e fammi trasformare in eco quel che tu mi mandi,
per non restare sola, in solitudine.
Quando te ne vai, lasciami luce, e fai che, per gli altri,
io ritrovi nuovo e più forte amore.
Sara Capizzi
3° classificata
Africa
Mai saprò leggere tutti i tuoi silenzi.
Mai saprò tradurre tutte le parole.
Mai saprò guardare tutte le facce di quel prisma che è il tuo animo…
Quell’istinto che ci corteggia… ma…
lacrime all’unisono escono dagli occhi diversi di ogni colore,
dalla pelle di tutti i colori.
Oh terra che ogni giorno ci mandi segnali di paura…
Come un innocente animale in gabbia, non ti rassegni…
Eppure la lingua che parli è per tutti,
tanti ritmi un solo tono, un unico grido di gioia,
un lungo tam-tam di dolore…
Oh africa, piove sangue a volte,
nel fiume rosso della tua gente…
Tra i bambini che giocano allo stesso modo
Come in ogni altra parte del mondo.
Forse noi abbiamo dimenticato l’importanza del pane.
Forse a te hanno rubato la verità.
Elena Auddino
4° classificata
Stella che non c‘è più
Eppure,
vi erano miliardi di stelle in cielo,
a splendere come diamanti
in uno scrigno di velluto blu,
a rischiarare la notte,
a riverire l’alba,
a vegliare nel silenzio del Creato.
Eppure,
miliardi di stelle vi erano in cielo,
ad indicare la strada al viandante,
a dar cuore ai disperati,
a palpitare nell’immensità.
Perché, allora, Signore,
hai preso la mia Stella?
il mio diamante più prezioso?
Non spunta più l’alba per me,
Signore, e sono sempre al buio.
Nessuna luce rischiara la mia notte,
e non trovo più la strada.
Hai preso e il mio cuore, Signore,
e veglio in silenzio nel Creato.
Eppure,
vi erano miliardi di stelle in cielo…
Non ho più forza.
Comprendimi, Signore!
Massimo Di Caro
5° classificato
Un uomo
Siede curvo nel buio di una stanza
accarezzando le rughe di un viso
solcato ancora da un vago sorriso.
Siede in braccio al futuro, il quale avanza
ormai solo nel nome del passato,
gli affievolisce piano il respiro
e come in un torbido raggiro
si va riprendendo ciò che gli ha dato.
Siede ora, è stanco di speculare,
non ha più un frammento su cui imbastire
la verità sopra ogni altro dire
e non rimane niente da affermare,
niente che non sia già stato negato,
a un uomo vissuto per il passato.
Giuseppe Bertola
6° classificato
Prima che il sole sorga
Vorrei porre sulla mia barca
le nubi della sera
ed i colori del mare
quando trascolora
ed accarezza con quieta voce
la riva silenziosa.
Sulla mia barca vorrei portareil carico prezioso
lontano, dove nessuno sa.
Francesco Cacciotto
7° classificato
Oltre il ponte rosso
“...e quando tutto finirà, promettimi: oltre le colline c‘è un ponte rosso
nella casa accanto un’anziana donna che aspetta,
abbracciala per me: è mia madre.”
Tutto svanì quando le sue braccia si staccarono dal mio collo
quando spossato e sfinito, mi sentii risucchiato
nel vortice della disperazione.
Non morire soldato! Stringiti a me.
Accompagnami nei tuoi pensieri e… perdonami.
Funghi di fumo acre e voci nel vento,
funghi di fumo che attanagliano il cuore,
catturano l’aria, la luce e ancora
voci nel vento di vergini canti di sirene che svaniscono
dentro gli attimi del tempo
che, inesorabile, scandisce l’ora dell’immortale anima.
Confessami Signore
leggi nel mio cuore e cancellami il peccato
scaccia via da me questa vita matrigna
confessami ora che i suoi occhi mi perdonano
ora che l’amore travolge l’odio.
Non morire soldato! No… non morire.
Io ti condurrò al ponte rosso, lo attraverserai
e potrai riabbracciare tua madre.
Rosanna Spina
8° class.
Senza parole
Vorrei sollevare i lembi delle cose
adagiate in un composto
e magico riposo,
come una bambina curiosa
che in punta di piedi,
col collo allungato,
cerca di scoprire i segreti della luna.
E come quella bambina,
provare fortemente lo stupore
per un paesaggio incantato;
ma non poter quell’incanto donare
in innocenti confessioni,
in mistiche descrizioni trasognate:
perché i visi che scorgo tutt’intorno,
sono maschere sature di noia;
e gli occhi ai quali chiedo tanto,
forse non sapranno mai ascoltare.
Elena Besostri
9° classificato
Esilio
Diverso da chi rincorre la vita
in paesi lontani
non saluti,
non chiedi,
non dici Ciao bella!
Seduto vicino alla tua umile mercanzia
resti in silenzio
fermo, immobile, pietrificato
dal freddo dell’inverno che porta la neve.
L’hai mai vista nel tuo paese?
Troppa fretta guida chi ti sfila davanti
senza chiederti
Chi sei?
Da dove vieni?
Perché sei qui?
Il Natale dei regali si avvicina
e tu resti seduto ad aspettare
con lo sguardo rivolto verso la luce
del grande magazzino.
Che dispiacere profondo
incapace di esprimersi, di avvicinarti!
So solo guardarti
anch’io, come te, senza emettere parole.
Vado via.
La televisione mostra la bella Marta
le sue case nel deserto,
i suoi gioielli, aquile dagli occhi di diamante.
Le gioie di Marta, la nomade.
Sergio Barbieri
10° classificato
Ho passato la mia vita
ad ascoltare le voci della strada.
Le radio con le canzonette
giulive – i mille rumori calmi
del lavatoio – i rubinetti dei vecchi cortili
che sgocciolavano – il gesso che strideva
sui muri
delle consunte case di allora
e c’era una mano infantile
che disegnava aquiloni
su intonaci grigi
lasciando una scia di folate di vento
fatta solo di tempo
che si lasciava portare via
lontano.
E nel ricordo del silenzio di un sole stanco
ci sembrerà
di aver tradito
le nostre voci amiche
di allora e sempre.
Ottobre 2002